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Lettera aperta ai Signori On. Fistarol ed On. Fioroni |
31/12/2002
Lettera aperta ai Signori On. Fistarol ed On. Fioroni
c/o Gruppo Consiliare Margherita,
Camera dei Deputati
e, p.c.
Sig Giuliano Incerpi Direzione Diana Armi
Sig. Fausto Prosperini Pres. Federcaccia
Sig.Paolo Romanini Direzione Tac Armi
Federazione Ital. Collezionisti Armi
Sig. Carlo Stagnaro Armi magazine
Sig. Gavino Mura V.Pres.FITDS
Sig.Massimo Vallini Direzione Armi & Tiro
Sig. Giorgio Cannella segr. FIDASC
On Pierferdinando Casini
Sig. Antonio Orati Pres. UITS
On. Antonio Martino
Sig. Luciano Rossi pres. FITAV
On. Alessandra Mussolini
Sig. Edgardo Fegro Pres. Assoarmieri
On. Carlo Giovanardi
Sig.Umberto Marchesini Dir. Resto d Carlino
On Filippo Berselli
In merito alla proposta di legge : “ Stop alle pistole facili”
Egregio Onorevole,
Le scrivo in qualità di appassionato d’armi, collezionista e cittadino attento alle questioni riguardanti le armi, nonché come membro del Direttivo dell’AUDA, Associazione Utilizzatori delle Armi (mi permetto di segnalarle il sito www.auda.it, ove potrà prendere visione del nostro Statuto, scopi e finalità).
Sono molto perplesso sul futuro di questa nostra Italia. Ciò che più mi preoccupa è l’operato dei nostri legislatori. Sempre più spesso vedo che, anziché andare alla sostanza delle cose, anch’essi seguono l’onda del politically correct, delle convinzioni inculcate dai media, senza verificare ed approfondire la materia delle loro stesse proposte di legge.
Se è comprensibile che a comportarsi in modo qualunquista siano certi giornalisti, soprattutto quelli così poco professionali o troppo attenti all’ultimo scoop, da non ritenere necessario approfondire le tematiche inerenti a ciò che scrivono; se è altrettanto comprensibile che facciano la stessa cosa alcuni pseudo-intellettualoidi convinti di possedere la scienza infusa solo in virtù di quei due o tre titoli che si preoccupano di sfoggiare più nei talk show televisivi che nelle aule accademiche a ciò deputate, se insomma da questi individui non ci si può aspettare granché, ben diverse sono le responsabilità che gravano su quanti devono proporre e approvare (o bocciare) leggi che poi vanno ad incidere sulla vita, le abitudini, le passioni, delle altre persone.
Tutto ciò premesso, Le chiedo se prima di avanzare le recenti proposte in merito alla detenzione e porto d’arma da fuoco Lei abbia approfondito quanto incide numericamente sul totale dei reati in generale, e sul totale dei reati commessi per mezzo di armi, l’uso improprio di armi da parte di persone che le detengono legalmente.
Se lo farà, resterà sorpreso. Vi sono in Italia circa 5 milioni di persone che detengono legalmente armi da fuoco, e coloro che si comportano in modo illegale sono un numero assolutamente esiguo. IRRILEVANTE.
In altri campi invece vi sono stragi continue, ma evidentemente in virtù di interessi di gruppi di pressione ben più potenti, o della convinzione comune dell’ineluttabilità di certi fatti, si permette che le cose continuino ad andare così.
Decine di ragazzi si ammazzano tutte le settimane ubriachi, o peggio drogati, oppure solamente intontiti dal sonno e dalla musica a volumi stratosferici, ma nessuno fa niente. E’ una fatalità, sembra.
Otto - novemila persone all’anno muoiono per le strade, ma nessuno fa niente. E’ una fatalità, sembra.
Ci sono in circolazione per l’Italia 20 milioni di attrezzi pericolosi quanto o molto di più di un’arma, e tutte le settimane qualche incosciente ammazza qualche innocente, spesso senza neanche privarci della sua presenza sulla terra, ma tutto ciò è una fatalità.
Anche un incidente di caccia è una fatalità. E se un pazzo scatenato uccide con delle armi, così come potrebbe farlo con un’automobile (vedi a Bologna le gare d’automobile), o un aereo (vedi le Twin Towers), o un coltello (vedi in Giappone un signore che ha ucciso 13 bambini) ciò non significa che bisogna eliminare le automobili, gli aerei e i coltelli.
Sicuramente, se va in giro in automobile, potrà rendersi conto che purtroppo la strada è piena di persone che, pur avendo seguito un corso di formazione, pur avendo sostenuto due esami medici periodici, si comportano in modo assolutamente scorretto violando sistematicamente il Codice della Strada e le istruzioni ricevute. Anzi, essi vedono la strada come un terreno di scommessa o di spavalderia, oltre che d’incoscienza e con ciò mettono a repentaglio l’incolumità propria e degli altri.
Se va in un poligono (c’è mai stato?) troverà gente posata e tranquilla, molto attenta alla sicurezza, e pur essendoci un’altissima concentrazione di armi, il poligono è uno dei posti più tranquilli e sicuri in cui andare.
Tra tutti gli sport, quelli che prevedono l’uso di armi, sono anche quelli dove meno frequentemente si verificano incidenti mortali.
I morti ammazzati con armi, purtroppo, sono nella stragrande maggioranza dei casi vittime di persone che non hanno nessun’autorizzazione, nessun porto, nessuna detenzione legale di armi. Sembra che i delinquenti si oppongano testardamente ad utilizzare armi legali, e a fare denuncia delle stesse, la qual cosa non deve stupire, se appena ci si pensa.
Inoltre, e forse questo le sembrerà una novità, già adesso chi chiede di potere in qualche modo maneggiare delle armi, sia per difesa che per sport, fa un corso.
Un corso che dura dodici mesi, se ha fatto il servizio militare, o un corso, a volte anche più approfondito, di maneggio delle armi, presso i nostri TSN, se non lo ha fatto.
Noi che frequentiamo i poligoni, e che quindi conosciamo bene il maneggio delle armi, abbiamo purtroppo spesso constatato con stupore che i meno preparati sull’argomento sono quelli che, di fatto, sono dei “professionisti” delle armi, cioè membri delle forze dell’ordine locali e guardie giurate. Per loro l’arma spesso non è una passione, ma un obbligo che si assumono mal volentieri, con l’inevitabile conseguenza che spesso sparando non riescono neanche a centrare un bersaglio di carta! Figuriamoci in caso di uso reale dell’arma…!
Immagino quindi che questo corso approfondito da Lei proposto dovrà essere reso obbligatorio anche per costoro, e che non saranno certo loro a farlo a noi! Anzi, ci proponiamo, se è il caso, di essere noi a farlo a loro!
Chi maneggia armi deve già sottostare a delle visite mediche, scrupolose come se non di più di quelle di chi rinnova la patente. A mio parere, la patente dovrebbe essere rilasciata con più attenzione, visti i morti che ci sono. Soprattutto ritengo che dovrebbe essere ritirata DEFINITIVAMENTE con più frequenza, per lo stesso motivo.
Entrando nel merito della sua proposta, ritengo che, se venisse approvata, renderebbe solo l’iter burocratico per detenere un’arma più cavilloso, più complesso, più costoso (chi paga il “consulto” di specialisti?) ed il risultato finale sarebbe solo di disincentivare e di frapporre ulteriori ostacoli a tutti coloro che vogliono possedere un’arma, senza realmente “scremare” la percentuale sicuramente bassa di persone potenzialmente pericolose.
Già adesso la stessa cosa si verifica con le patenti. Quanti drogati, alcolizzati circolano liberamente pur avendo fatto tutti gli esami prescritti? La privacy se non erro impedisce di sapere chi è in queste condizioni, sempre che ci sia un modo di saperlo.
Se uno è squilibrato, penso che sia difficile per una commissione medica, stabilirlo in pochi minuti.
Invece siamo in molti ad essere convinti, anche se quest’affermazione le suonerà strana (i media seguono altre correnti di pensiero), che le armi sono un diritto di ogni cittadino, in un paese democratico.
La democrazia, ovunque, è stata conquistata con le armi, e spesso è stata difesa con le armi. Non le armi dei soldati o delle forze dell’ordine, perché quelle sono sotto il controllo del potere costituito, qualunque esso sia, ma quelle dei cittadini comuni.
Stalin ha disarmato il suo popolo, prima di perseguitarlo, Hitler ha fatto altrettanto. Ovunque ci sia una dittatura, il popolo è disarmato. Invece le più antiche democrazie, sono anche le più liberali in fatto di armi. la Svizzera, la Finlandia, gli USA. L’Italia stessa si è liberata dalla dittatura anche grazie al fatto che molti coraggiosi – i partigiani – hanno preso le armi contro il regime.
Lei dirà che gli USA sono anche il posto dove più frequentemente accadono stragi per pazzia.
Questo è vero solo all’apparenza: in primo luogo, è evidente che – avendo gli Stati Uniti una popolazione molto più ampia di altri paesi, per esempio l’Italia – certi raffronti andrebbero eseguiti utilizzando numeri adimensionalizzati (cioè rapportati al totale della popolazione), non certo valori assoluti. Peraltro, è sufficiente scorrere le cronache italiane degli ultimi mesi per non sentirsi felici del nostro primato… a meno che Lei non consideri le stragi italiane moralmente superiori a quelle americane perché perpetrate con coltelli (come nel caso di Novi Ligure), oggetti contundenti (vedi Cogne) o armi legalmente detenute (come nel caso dell’ex ufficiale della GdF che ha sterminato la famiglia in provincia di Reggio Emilia). Inoltre, bisogna considerare che l’America vive tensioni sociali che da noi, grazie a Dio, sono inesistenti: tensioni che affondano le proprie radici nella difficile composizione della società a stelle e strisce, alla convivenza tutt’altro che pacifica tra gruppi etnici anche molto differenti e alle impostazioni socio-economiche di quella nazione. Ma questo, naturalmente, è un altro discorso che rischia di portarci molto lontano. Del resto, per smentire il presunto legame armi-violenza è sufficiente pensare alla Svizzera, dove il tasso di violenza è molto basso nonostante in ogni casa vi sia un fucile d’assalto, cioè un’arma da guerra vera.
Le stragi che ci hanno colpito recentemente qui in Italia, sono una conseguenza del nostro cambiare stile di vita. Più avremo una vita basata sulla competizione, la sopraffazione sociale ed economica, lo stress, più la gente andrà fuori di testa. Indipendentemente dalle armi.
Introduco un altro argomento.
Le armi sono utili.
Sia come mezzo di cultura, di sport e di svago, sia per la difesa dell’individuo. Essa è sancita dalla Costituzione (la difesa personale, intesa come diritto alla vita ed all’integrità fisica da offese provenienti contra jus), è legale quindi, e deve potere essere esercitata. Le armi sono un grosso deterrente contro i reati alla persona e alla proprietà.
Forse non lo sa, perché le autorità non possono ammettere di sbagliare, ma nelle nazioni dove si sono tolte le armi ai cittadini (Australia e Inghilterra), i reati a mano armata a danno degli stessi sono aumentati PAUROSAMENTE, mentre negli stati più liberali, sono ai livelli più bassi.
Come documenta la studiosa Joyce Lee Malcolm nel suo libro “Guns and Violence: the English Experience” (pubblicato dalla prestigiosa Harvard University Press) il divieto pressoché totale introdotto nel 1996 non ha avuto altro effetto che rendere i criminali più arroganti e spregiudicati.
L’International Crime Victim Survey, condotto dall’Università di Leiden attraverso trentaquattromila interviste telefoniche in diciassette diversi paesi, ha mostrato che, in generale, il crimine colpisce maggiormente laddove detenere, portare o usare un’arma per autodifesa è più difficile. Per quel che riguarda, in particolare, l’Inghilterra, i dati emersi sono preoccupanti: il 26% degli intervistati, vale a dire oltre un quarto, hanno dichiarato di essere stati vittima di un crimine nel corso del 1999. Il 2.6% è stato vittima di un furto d’auto. Il 3.6% ha subito un’aggressione, contro l’1.9% dei “violenti” Stati Uniti. Il rischio di rapina in quel paese è dell’1.2% (poco meno della Polonia, che guida la triste classifica con l’1.8%). Dati simili – spesso peggiori – sono quelli dell’Australia, che nel 1996 ha introdotto leggi severissime contro il possesso di armi. I paesi in cui è più facile cadere vittima di un crimine, oltre a questi due, sono l’Olanda (25%), la Svezia (24%) e il Canada (24%). Negli Usa la percentuale scende al 21%, mentre i cittadini più sicuri sono giapponesi, portoghesi e irlandesi del nord ognuno dei quali ha “solo” quindici probabilità su cento di subire un crimine.
A risultati analoghi è giunto John Lott, che nel libro “More Guns, Less Crime” (The University of Chicago Press, unanimemente riconosciuto come il più approfondito studio sugli effetti delle leggi sulle armi in America) ha mostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la facilità con cui i cittadini onesti possono ottenere le armi è inversamente proporzionale ai crimini compiuti. Egli conclude: “Se tutti gli stati [americani] avessero adottato fin dal 1992 leggi non discrezionali sul porto occulto [leggi, cioè, che permettano a tutti coloro che posseggono certi requisiti oggettivi di portare armi per difesa personale], sarebbero stati commessi almeno 1600 omicidi e 4800 stupri in meno”.
La invito a fare una raccolta di firme per liberalizzare maggiormente il diritto alla difesa, inserendo nella nostra Costituzione che la propria abitazione per ogni cittadino è un luogo SACRO ed inviolabile, esattamente come la nostra Patria, e come tale va difeso, con ogni mezzo disponibile, da chi invece vuole penetrarvi contro la volontà del proprietario.
Se ha mai subito un furto o un’aggressione in casa, dovrebbe sapere di cosa parlo. Non del danno economico, ma di quello MORALE se non addirittura fisico, del senso di profanazione, di violazione e di sconforto che colpisce chi vede la sua casa, il suo nido, devastato da esseri ignobili che non hanno alcun rispetto per persone oppure oggetti che rappresentano momenti di vita, ricordi insostituibili di cari e cose passate.
Cordiali saluti, con l’augurio che queste mie considerazioni Le facciano vedere con altro occhio le proposte che presenterà in futuro.
Le comunico che la lettera sarà diffusa, dopo il suo recapito ai destinatari, anche da terzi, a coloro che si riterrà interessati all’argomento.
Daniele Danelli e Associazione AUDA
Si associano alla lettera i signori:
Il gruppo consiliare AUDA
Giancarlo Orizio
Francesco Rano
Bruno Spadi e Ass.T. P. Sanremo
Maurizio Piccolo
Massimo Rocchi
Sergio Giordano
Giampiero Lucaroni
Giovanni Arrigo Tomiolo
Paolo Righetti
Angelo Razzano
Massimo Landone
Antonio Zunino
Carlo Stagnaro
Adriano Lazzarini
Alfredo Lantieri
Lucio Michele Balbo
Edoardo Mori
Montoro Luigi
Giuseppe Mallamaci
Marco Agnello
Fulvio Battistotti
Biagio De Santis
Simone Meggiato
Dario Bandera
Andrea Rizzotto
Daniele De Giuli
Gianni Frontero
Antonio Maraziti
Giancarlo Bincoletto
Gianni Chiarella
Maurizio Casari
Paolo Ortenzi
Claudio Bergamin
Luigi Contini
Gianluca Ferrati
Pierluigi Bottini
Dario Burresi
Raoul Mazzotti
Francesco Maiga
Danilo Antonelli
Marco Zenone
Marco Giuliani
dr. Edoardo Mori
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